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Redazione
Richard H. Thaler e Cass R. Sunstein nel loro volume Nudge: la spinta gentile (Nudge: Improving Decisions about Health, Wealth, and Happiness) così definiscono il nudge:
“A nudge, as we will use the term, is any aspect of the choice architecture that alters people’s behaviour in a predictable way without forbidding any options or significantly changing their economic incentives. To count as a mere nudge, the intervention must be easy and cheap to avoid. Nudges are not mandates. Putting fruit at eye level counts as a nudge. Banning junk food does not.”
Come emerge proprio dalle parole degli autori della nudge theory, il nudging è quel meccanismo che permette di accompagnare il comportamento e le attività delle persone verso quella che è l’azione migliore da compiere, in quel momento!
Questo meccanismo non altera il libero arbitrio o le capacità decisionali delle persone, anzi diventa una leva fondamentale per generare un cambiamento, facilitando l’azione di un determinato comportamento suggerito.
Infatti, il nudge può essere un importante strumento che permette di aumentare la consapevolezza e la formazione in tema di cambiamento digitale per le persone del tuo team. La consapevolezza è infatti il primo step per una efficace strategia di change che parta innanzitutto dall’ascolto delle persone e dei loro bisogni: quindi oggi, in una epoca di cambiamento continuo, suggerimenti e indicazioni contestuali possono aiutare le persone a compiere attività e compiti con positiva leggerezza e grande tempestività rispetto al momento del bisogno.
Ma come funziona esattamente un nudge? Affinché sia efficace un nudge, così come la sua progettazione, è bene seguire un processo in due fasi:
Guardando alla nostra esperienza quotidiana siamo entrati in contatto più e più volte con dei nudges, probabilmente senza accorgercene. Esistono infatti diverse tipologie di nudge che potremmo distinguere, in estrema sintesi, tra nudge trasparenti (riconoscibili e ovvi per le persone) e non trasparenti (“nascosti” agli individui). Tuttavia, in questo secondo caso non significa che siano nudge negativi o “non etici” ma che possono risultare meno individuabili dai singoli.
I nudges e il behavioral design, agendo sul comportamento umano, possono essere uno strumento davvero efficace capace di guidare il cambiamento; il loro scopo è proprio quello di migliorare il benessere individuale e collettivo o generare un impatto positivo in una organizzazione.
Un caso d’uso efficace del nudging è la possibilità di aumentare la consapevolezza del proprio team, ad esempio, in tema di digital literacy o cybersecurity. Soprattutto nel campo della cybersecurity la diffusione di un mindset e dei processi che introducano una vera e propria “cultura della sicurezza” sono essenziali per rendere efficaci anche le azioni più tecniche, oggi con tempi e modalità di apprendimento diverse dai classici percorsi, grazie alla contestualità (riduzione del time gap fra formazione e accadimento), e all’on-demand.
La piattaforma habit-inspiring utilizza le logiche del nudging per guidare l’azione delle persone verso un determinato comportamento, generando un cambiamento semplice e sostenibile nel tempo e così creando modalità di lavoro nuove e anche più divertenti.