by
Redazione
La corsa verso la digitalizzazione delle imprese italiane è ormai inarrestabile. Durante l’anno appena trascorso abbiamo sentito parlare molto di digital trasformation e digital adoption.
La digital adoption è l’implementazione di soluzioni tecnologiche all’interno dei processi aziendali, con il fine di ottimizzare e rendere più efficiente il proprio business, grazie ad un cambiamento che è anche comportamentale. Attraverso modalità di apprendimento digitali on the job e non convenzionali, le persone adottano nuovi comportamenti che nel tempo diventano buone abitudini, migliorando dunque la propria vita personale e quella dell'intera organizzazione aziendale.
Complici i lockdown, la pandemia globale e lo smart working, si è resa evidente sempre di più la necessità di saper utilizzare al meglio gli strumenti digitali, sia per i cittadini che per le aziende. Tuttavia, le imprese italiane sono pronte per questo cambiamento? Secondo una indagine di Unioncamere, apparsa in chiusura d’anno su Il Sole 24 ore, «Quasi il 50% delle imprese italiane possono essere considerate “esordienti” o “apprendiste” nel campo delle tecnologie digitali». Questo significa che una impresa su due adotta ancora un approccio di tipo tradizionale.
È evidente dunque che abbiamo un problema, ma come risolverlo? Andare verso l’Industry 4.0 ci costringe a guardare alle imprese come ecosistemi flessibili, snelli e collaborativi. Ma tale realtà può essere implementata solo attraverso un cambiamento che non riguarda solo gli asset tecnologici ma soprattutto la cultura aziendale, il mindset e le abitudini di ogni singola persona.
Il cambiamento in molti contesti può essere avvertito e vissuto come qualcosa di complesso, soprattutto se avviene così velocemente come è accaduto in questo 2020. In effetti, come afferma anche Marshall Golsmith nel suo volume Triggers, il cambiamento comportamentale degli esseri umani è una delle cose più difficili da realizzare. Si tratta di una sfida dall’ampia portata la quale però può essere resa più semplice se compiuta a piccoli passi ma continui. Diventa fondamentale lavorare su tanti piccoli task e contestualmente agire sulle abitudini delle persone, poiché, come abbiamo già ricordato, la digitial adoption può essere realizzata solo se alla base vi è un cambiamento sistemico, culturale, di mindest e perciò comportamentale, in una logica circolare ed incrementale.
Nella prospettiva di Digital Attitude la tecnologia non è solo il fine ultimo verso cui volgere gli sforzi aziendali ma è soprattutto un veicolo del cambiamento digitale. Come ha ricordato anche Francesco Pozzobon, Head of Sales & Marketing, durante una intervista a SIA on-air «Trasformazione digitale è incoraggiare ogni persona, in ogni organizzazione, a realizzare qualcosa di migliore e il digitale è lo strumento di partenza per rendere esponenziale il cambiamento».
Come farlo? Attraverso hi – Habit-Inspiring Platform, una piattaforma che permette di realizzare il circolo virtuoso qui sopra descritto, aumentando la Digital Dexterity, ovvero il livello di conoscenza delle tecnologie digitali. hi rappresenta quello che è stato definito da Gartner unconventional way of learning, una modalità di apprendimento non convenzionale che sfrutta il principio del learning by doing mediante tips, triggers e nudges contestuali. hi permette di allenare il cambiamento delle abitudini mentre si sta svolgendo il proprio lavoro quotidiano, per lavorare meglio, sentirsi meglio e percorrere quel processo continuo che è oggi la transizione digitale.
Questa è la sfida da raccogliere, anche a livello semantico: non più o solo “trasformazione” ma transizione, in cui il percorso viene interpretato e vissuto da ogni persona.
La trasformazione, come concetto, ha in sé un orizzonte chiuso, si passa da uno stato ad un altro, mentre l’essere umano e le sue attività sono in continua evoluzione e transizione all’interno del digitale che ne diventa il piano in cui tutto questo oggi accade.
Parte del fascino di una transizione sta proprio nel fatto che è un continuo fare esperienza e misurarsi (one nudge at a time) con il cambiamento, dandogli del tu senza timori.
Ciò lascia poi spazio di interpretazione e richiede immaginazione, creatività e fiducia.
Noi datters cerchiamo di farlo ogni giorno con empatia, curiosità e innovazione, guardando insieme alle imprese del futuro.