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Le parole sono come uno specchio, riflettono i nostri pensieri verso l’esterno e comunicano come ci comportiamo.
Anche nel mondo virtuale, le parole sono necessarie per raggiungere i nostri obiettivi e soddisfare i nostri bisogni. Altre volte, però, possono essere armi e delineare barriere, soprattutto quando parliamo di chi sta intorno a noi. A volte senza volerlo (altre volendolo), possiamo far male con le parole.
Ecco perché si parla sempre più di Diversity & Inclusion e dei comportamenti legati a questi valori.
Con Diversity intendiamo la valorizzazione, per esempio all’interno dell’ambiente in cui lavoriamo, di ogni “diversità”: etnie, religioni, identità di genere e orientamenti sessuali, per esempio. L’elenco potrebbe essere più lungo, ma già queste categorie riescono a includere molte persone e le loro storie. Perché promuovere la Diversity? Perché persone con storie, origini e caratteristiche diverse, portano tanti punti di vista, arricchiscono l’ambiente e lo scambio di idee. Le diversità, in breve, sono risorse.
Inclusion è il termine con cui intendiamo le azioni, le iniziative e i comportamenti messi in atto per supportare le diversità e creare una cultura aziendale che dà opportunità e risorse senza discriminazioni. Sempre più aziende si muovono in questa direzione coinvolgendo ogni persona e reparto aziendale. L’idea di base è che temi come il gender gap o i diritti LGBTQ+, per esempio, siano importanti non solo per le persone direttamente interessate, ma anche per tutte le altre. Conoscere e sviluppare sensibilità per temi e diritti, è il primo passo per cambiare i propri comportamenti in direzione più inclusiva.
Workshop, eventi, newsletter e giornate di formazione sono solo alcune delle possibilità da mettere in pratica per far sì che tutta la popolazione aziendale sia coinvolta e acquisisca conoscenze legate a Diversity & Inclusion.
All’interno di un progetto di change, D&I possono creare un cambiamento che non riguarda solo flussi di lavoro e collaborazione, ma soprattutto i valori e i comportamenti delle persone.
hi, la digital coach sviluppata da Digital Attitude, inserisce i valori di Diversity & Inclusion nei Coaching Plan e usa le sue interazioni per comunicarli agli utenti. Con i Tips, messaggi che supportano l’utente nel suo percorso di cambiamento, invia materiali di approfondimento e interattivi per spiegare, per esempio, cosa si intende con D&I, cos’è il linguaggio inclusivo e quanto sia diffuso il gender gap. I Nudge, invece, sono interazioni contestuali, perché l’utente li riceve proprio mentre compie una specifica azione. In questo modo, costruire una nuova abitudine è più facile perché i Nudge danno piccoli consigli pratici da applicare proprio nel momento giusto.
In che modo possiamo usare i Nudge per promuovere l’Inclusion? Con un meccanismo speculare: scriviamo i Nudge con un linguaggio inclusivo e sfruttiamo la loro contestualità per promuovere comportamenti inclusivi.
Quali possono essere alcuni casi concreti di questa applicazione?
Per esempio, quando l’utente apre la mail o la chat di Microsoft Teams, un Nudge ricorda che scrivere “Buongiorno a tutte e tutti” all’inizio di una mail è più inclusivo di “Buongiorno colleghi”.
Analogo può essere il caso di un Nudge che hi invia a chi lavora su un documento Word e suggerisce dei consigli di scrittura inclusiva da applicare subito.
Un altro caso concreto può essere un Nudge che l’utente riceve quando apre il calendario di Teams o di Outlook per creare un meeting. In questo caso, il contenuto può proporre di creare un workshop dedicato ai valori LGBTQ+, per esempio, con l’obiettivo di formare il team su questi temi. Oppure potrebbe anche ricordare di curare la diversity tra chi partecipa al meeting. Accorgersi, per esempio, che nel proprio team c’è una disparità di genere molto forte, potrebbe essere il primo passo per cercare di ridurla.
Un Nudge che punta all’inclusività può essere anche più trasversale. Ecco un esempio: l’utente sta per accedere a un meeting e un Nudge ricorda che un modo per comunicare in maniera inclusiva è, per esempio, evitare di dare valori positivi o negativi ad alcune caratteristiche fisiche o etniche. Si tratta di un piccolo consiglio pratico che rimane in mente proprio prima di incontrare altre persone e, per questo, può essere applicato subito, promuovendo un’abitudine e un comportamento inclusivi.
In un Coaching Plan orientato al change in cui le persone possono acquisire competenze e abitudini legate a nuovi valori o all’adozione di nuovi strumenti tecnologici, hi può inserire anche uno o più step legati a D&I, supportando l’inclusività con i suoi strumenti.
Il grande vantaggio di conoscere e interessarsi anche “alle vite altrui”, di chi sembra distante dalla nostra quotidianità, è scoprire che le loro storie, in realtà, riguardano anche i nostri diritti. E ci arricchiscono. Adottare comportamenti più inclusivi, quindi, vuol dire creare un ambiente (di lavoro, ma non solo) i cui benefici vengono “redistribuiti” collettivamente. Un vero cambiamento non può farne a meno.