by
Redazione
Il 2024 segna una svolta significativa nell'utilizzo dell'intelligenza artificiale nel mondo del lavoro. Chi non ha mai provato a farsi scrivere una frase da chatGPT o una immagine da Midjourney? Chi non ha mai usato un chatbot su un sito o provato Gemini per una ricerca sul web? Questa è la realtà di molti di noi. Infatti, secondo il rapporto annuale "2024 Work Trend Index" di Microsoft e LinkedIn, l'uso dell'AI generativa è raddoppiato negli ultimi sei mesi, con il 75% dei Knowledge Workers a livello globale che la utilizzano.
Di fronte a un carico di lavoro sempre più elevato e a una comunicazione incessante, i dipendenti si procurano in autonomia le soluzioni di intelligenza artificiale che ritengono più utili per il loro lavoro, come a dire “se non me Ii fornisce l'azienda ci penso io". Questa pratica, nota come "Bring Your Own AI" (BYOAI), consiste nell'introdurre strumenti di AI personali nell'ambiente lavorativo, senza richiedere l'autorizzazione o il supporto della propria azienda.
Questo fenomeno evidenzia anche un gap tra l'adozione individuale e la strategia aziendale, con i leader che riconoscono l'importanza dell'AI ma spesso mancano di una visione chiara per la sua implementazione su larga scala.
Infatti, secondo Microsoft, il 67% dei lavoratori intervistati ha dichiarato di usare almeno una soluzione di IA personale nel proprio lavoro, e il 43% ha affermato di preferire il BYOAI rispetto alle soluzioni aziendali. L’adozione dal basso avviene come risposta ai pain points che l’AI risolve, in particolare la gestione della comunicazione massiva ed il forte carico di lavoro. In risposta a questo, gli utenti che stanno utilizzando strumenti di AI affermano di aver risparmiato tempo (90%), sono riusciti a concentrarsi sul ciò che conta di più a lavoro (85%), hanno goduto di maggior creatività (84%).
Oggi abbiamo il piacere di intervistare Luca Argenton, CEO di Digital Attitude che ci parlerà delle sfide e delle opportunità legate all'adozione del modello "Bring Your Own AI" all'interno delle organizzazioni.
1. Il rapporto "2024 Work Trend Index" evidenzia come il 75% dei Knowledge Workers utilizzi già strumenti di AI, spesso senza l'approvazione aziendale. Quali sono i principali vantaggi e rischi che vede nell'adozione di strumenti di AI non approvati ufficialmente dalle aziende?
Il rapporto "2024 Work Trend Index" conferma l'importanza crescente dell'AI nel mondo del lavoro. Le sperimentazioni che molti di noi hanno condotto con strumenti di intelligenza artificiale generativa come ChatGPT e Midjourney stanno passando dalla sfera personale a quella professionale in modo significativo.
Tuttavia, il report evidenzia anche l’altro lato della medaglia: molte aziende non sono ancora pronte a gestire efficacemente questa trasformazione o a tenere il ritmo che i dipendenti vorrebbero.
Il fenomeno del BYOAI racconta esattamente questa contraddizione. Da una parte, le persone hanno scoperto in prima persona come l'AI possa concretamente migliorare la produttività e stimolare la creatività. Questo dimostra che l'utilizzo di strumenti di AI porta un valore tangibile, un segnale che le aziende non possono ignorare e dal quale è difficile tornare indietro.
D'altra parte, l'adozione di strumenti di AI non approvati comporta rischi spesso sottovalutati o ignorati dai lavoratori, come la perdita di controllo sui dati, il rischio di violazione della privacy e la mancanza di standard qualitativi ed etici.
Per evitare questi scenari, è fondamentale che le aziende sviluppino una strategia AI chiara e condivisa.
2. Nel rapporto si parla di una certa inerzia da parte dei leader aziendali nell'implementare l'AI a causa della pressione di mostrare un ritorno sull'investimento immediato. Come dovrebbero affrontare i C-Level questa sfida?
Per affrontare la sfida dell'intelligenza artificiale, non basta una risposta tattica dettata dalla moda del momento. I dirigenti devono adottare una visione strategica e, soprattutto, sistemica. Limitarsi a misurare il ritorno sull'investimento in termini monetari non è più sufficiente. L'AI non rappresenta solo una sfida tecnologica, ma anche un cambiamento di mentalità e comportamenti.
Per questo, non parliamo solo di ROI (Return on Investment), ma anche di ROE (Return on Experience): monitorare come e quanto l’AI migliora e amplifica l’esperienza delle persone è la chiave per il successo.
Per abbracciare una trasformazione di questa portata, è necessario superare una visione monolitica e adottare un approccio olistico, in cui la tecnologia interagisce con la cultura aziendale. In questo contesto, elementi che possono sembrare opposti devono trovare un equilibrio in costante evoluzione.
La creazione di un team di governance multi-stakeholder è un elemento imprescindibile per il successo. Solo così le aziende potranno sfruttare appieno il potenziale dell'AI, garantendo un'adozione sicura ed efficace che soddisfi sia le esigenze aziendali che quelle dei dipendenti.
3. Molti dipendenti temono che l'introduzione dell'AI possa rendere i loro ruoli obsoleti. Per questo sono reticenti nel chiedere strumenti aziendali di AI e utilizzano invece strumenti di intelligenza artificiale personali “di nascosto”. In che modo, una corretta adozione dell’AI può ridurre anche l’ansia da nuove tecnologie?
Questo è un aspetto a cui teniamo molto e che indaghiamo costantemente, attraverso uno strumento di nostra ideazione che si chiama Emotional Radar.
Come si vede dal grafico, le persone da una parte si dichiarano affascinate, incuriosite, entusiaste di toccare con mano il potenziale dell’AI. Dall’altra, esprimono emozioni di preoccupazione, scetticismo o confusione.
Conoscere queste risposte emotive è fondamentale per indirizzare il processo di avvicinamento e adozione dell’AI.
Per farlo non basta parlare di tecnologia, ma bisogna accompagnare le persone a riscoprire le skill alla base di un’adozione educata e sostenibile: la capacità di fare domande potenti, di formularle in maniera efficace e di leggere gli output in una logica critica, attenta a potenziali bias o allucinazioni.
4. Il rapporto indica che solo il 39% dei dipendenti a livello globale ha ricevuto una formazione sull'AI dalla propria azienda. Quali iniziative sta mettendo in atto Digital Attitude per colmare questo gap di competenze?
Come Digital Attitude abbiamo sviluppato e messo in campo diversi percorsi di adoption sull'AI. Siamo tra le prime realtà in Italia ad accompagnare le aziende italiane nel loro percorso di M365 Copilot Adoption, adottando un approccio che armonizza persone e tecnologia.
L’ultimo progetto che abbiamo realizzato permette di sviluppare una visione sistemica di cosa sia l’AI e di che impatti possa avere, divertendosi!
Si chiama “AI Game” ed è un innovativo gioco di carte progettato per gruppi di lavoro e team aziendali. Permette di trasformare l'apprendimento dell'AI in un'esperienza collaborativa, stimolante e di team building. Il gioco dura 120 minuti, durante i quali i partecipanti creano una mappa tematica, poi discutono e tracciano collegamenti logici in una sessione di debriefing. AI Game mira a educare e coinvolgere persone di tutte le età e provenienze sul potenziale e le implicazioni dell'intelligenza artificiale. Attraverso un approccio interattivo, ludico e divertente, promuove una comprensione profonda e consapevole dell'AI, incoraggiando lo sviluppo e l'uso responsabile di queste tecnologie.
Grazie a Luca Argenton per aver condiviso con noi le sue intuizioni su come il fenomeno del "Bring Your Own AI" stia influenzando il mondo del lavoro e su come le aziende possano navigare in questo nuovo panorama tecnologico dominato dall’intelligenza artificiale.
Vuoi scoprire di più su AI Game e come portarlo in azienda? Clicca qui