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Redazione
Oggi più che mai guardare alle strategie di change management è diventata una necessità non solo per adottare nuove tecnologie, in maniera efficace e sostenibile, ma anche la lente di ingrandimento e la prospettiva con cui guidare la strategia aziendale nel suo insieme. Il cambiamento infatti è un valore, un elemento culturale e una attitudine da coltivare in ogni aspetto della propria organizzazione, a livello di ogni singola persona.
Perciò, per delineare un quadro completo delle azioni da compiere, da un lato vi è l’azienda nel suo complesso - con i suoi processi e tecnologie – mentre dall’altro vi sono le persone con le loro sempre nuove aspettative ed esigenze. Tuttavia, non si tratta di silos distinti ma bensì di elementi in continuo dialogo tra loro e sui quali è importante agire in modo complessivo.
Mentre sui processi e le tecnologie spesso viene posta maggior attenzione, le persone, a volte, rischiano di passare in secondo piano. Al contrario le persone sono i perni essenziali nei processi di change, esse hanno ormai assunto maggior consapevolezza e, grazie al digitale, sono emerse infinite possibilità. Infatti, fenomeni come le great resignantion o New Ways of Working hanno posto il focus su quanto sia importante l’employee engagement e ancora di più l’employee value proposition, cosi come elementi di retention ma anche, e soprattutto, come strategie per attirare nuovi talenti in quella che a tutti gli effetti è ormai una “war for talent”.
In questo scenario così complesso ma altresi affascinante nella sua continua ricerca di un equilibrio e di una armonia, quali possono essere alcune strategie da cui partire per co-disegnare dei percorsi di cambiamento? Come possiamo accompagnare al meglio i team aziendali, mettendo al centro l’esperienza delle persone?
Disegnare cambiamento significa, prima di ogni cosa, ascoltare. Infatti, per progettare qualsiasi piano di chenge è necessario individuare i principali pain points e bisogni dell’organizzazione, degli stakeholder coinvolti e soprattutto delle persone. Questi diventeranno la base per poter comprendere come attuare il cambiamento in maniera efficace e sostenibile, basando la propria strategia su dati di realtà che permettano, da un lato, di effettuare un change management efficace e dall’altro ne consentano anche una misurazione delle performance, in una ottica data-driven.
Marshall Golsmith nel suo celebre volume Triggers, evidenzia come il cambiamento comportamentale è una delle cose più difficili da realizzare. Tuttavia, la complessità può diventare “semplice e ordinata” se divisa in piccoli step. Lavorare su piccoli task, in maniera continua e quotidiana è il segreto per raggiungere degli obbiettivi di cambiamento che, in prima battuta, possono sembrare davvero complessi. Un esempio di questa strategia è agire sulle piccole abitudini quotidiane dei dipendenti per generare un impatto significativo a livello organizzativo e di business.
Progettare un cambiamento non significa arrivare dal punto A al punto B ma piuttosto intraprendere un viaggio dove ogni elemento può essere rimesso in discussione, ampliato e corretto “strada facendo”. Iniziare un cambiamento può essere semplice ma ciò che è veramente importante è renderlo sostenibile del tempo e per farlo è necessario disegnare un journey, dove ogni step diventa funzionale a quello successivo.
Un alleato formidabile al cambiamento è il nudging, si tratta di piccole “spinte gentili” che influenzano i comportamenti umani indirizzandoli verso una certa azione. Questa teoria, assieme a specifici interventi di behavioral design, permette di modificare i comportamenti e le abitudini non funzionali al cambiamento, lasciando comunque inalterata la liberà di scelta individuale. Su questi principi si basa ad esempio la tecnologia habit-inspiring platform, una piattaforma white-label per generare in modo unconventional un cambiamento sostenibile ed efficace in azienda.
Comunicare in maniera efficace il cambiamento è un altro elemento davvero essenziale per ogni progetto di change. La comunicazione interna efficace rappresenta un vero e proprio key point per il successo e la sostenibilità di questo tipo di progetti. Come farlo efficacemente? Sicuramente in primo luogo è necessario dotare ogni persona in azienda dei corretti tool e strumenti – anche e soprattutto da remoto; dall’altro lato poi è necessario adattare le comunicazioni ai propri interlocutori: personalizzare i messaggi, coinvolgere in maniera ingaggiante, porre la corretta attenzione sul tone of voice ed infine misurare effettivamente i risultati del proprio piano di comunicazione.
Infine e forse con ancor maggior rilevanza, è necessario oggi “restituire il tempo” alle persone, nel senso di capire, per poi declinare operativamente, come garantire la flessibilità alle persone nella nuova relazione fra tempo e spazio di lavoro, bilanciando correttamente l’equilibrio personale in questa prospettiva.